Nel mio libro “la bussola della felicità” quando parlo di vocazione e potenzialità voglio far passare al lettore questo concetto: se si riesce a scoprire e seguire la propria vocazione mettendo in atto le proprie potenzialità non solo si sarà felici ma, di ritorno, si renderanno felici anche tutti coloro che si troveranno ad interagire con noi.

Ho portato diversi esempi “astratti” e uno di questi riguardava la figura professionale dell’infermiera. Proviamo a pensare ad una ragazza che, su consiglio dei genitori, decide di seguire un percorso di studi per diventare infermiera in quanto, una volta laureata, troverà lavoro e avrà la sicurezza di uno stipendio. La sua motivazione è unicamente estrinseca legata alla sicurezza del lavoro e allo stipendio e difficilmente potrà essere realmente felice in quello che farà e anche i malati non riceveranno quell’ “attenzione” che invece potrà dare la figura che vi sto per scrivere….

Un’altra ragazza invece ha una vocazione di aiuto verso il prossimo dove sa che potrà esprimere le sue potenzialità di amore, gentilezza e intelligenza sociale, decide che per potersi esprimere al meglio vuole fare l’infermiera. Bene una volta che entrerà nel mondo del lavoro non solo sarà felice di seguire la propria vocazione esprimendo le proprie potenzialità ma i pazienti che la incontreranno saranno contenti di ricevere “i soliti gesti quotidiani” inquanto saranno contornati di vero amore e gentilezza e sapranno di essere capiti e rispettati perchè prima di tutto sono persone.

Oggi ho avuto la fortuna di vivere tutto questo non più in modo astratto ma dal vero e ci ho tenuto a scriverlo nel blog per portarlo come testimonianza.

Come ho già scritto in un altro articolo faccio volontariato come clown di corsia e oggi eravamo in una casa di riposo in un reparto denominato fragilissimi, non entro nei dettagli per spiegarvi di che cosa si tratta ma, come potrete capire dal nome, li si trovano persone totalmente non autosufficienti.

E’ un servizio delicato, così stamattina la Direttrice ha scelto di  accompagnarci e guidarci tra le stanze “vivendo” in prima persona il servizio. E’ stato emozionante vedere come avesse un gesto d’amore per ognuno di loro, se non si ricordava il nome (sapeva tutti i cognomi 🙂 ) si adoperava per scoprirlo nel più breve tempo possibile, la macchina fotografica era sempre nelle sue mani e ci teneva (dove possible) a metterci tutti in posa per lasciare un ricordo. La sua interazione con i dipendenti del reparto si basava sulle stesse potenzialità amore e gentilezza, e loro facevano lo stesso con tutti gli ospiti….

Tante volte sentiamo parlare di case di cure, ospedali, centri per disabili….. dove gli ospiti vengono trattati come numeri perchè la motivazione è rivolta al salario e alla remunerazione; ma se in questi centri vengono inserite a lavorare “le persone giuste” che libere di esprimere le proprie potenzialità e di seguire la propria vocazione… tutto può cambiare

GLI OSPITI si trasformano DA NUMERI A PERSONE  E la motivazione non è più il salario ma la CURA di chi è MALATO.

Concludo con una frase della Direttrice (che trovo stupenda) che ci ha rivolto a fine servizio: “quando lo stress delle carte e della burocrazia ha il sopravvento mollo tutto e vado dai miei ospiti perchè li mi ricarico”…… mi vien da dire… perchè li esprime le sue potenzialità e la sua vocazione

complimenti per il suo lavoro!!!

 

Simone Poggi
Simone Poggi
Sono Simone Poggi, mi occupo di coaching aziendale e psicologia del lavoro e lo faccio perché mi piace aiutare professionisti, manager e imprenditori a credere nei propri progetti e a volerli raggiungere affrontando con audacia le sfide quotidiane del mondo del lavoro.

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